La Storia di Mokista
Mokista nasce nel 2020, per omaggiare il momento in cui, ormai tanti anni fa, m’innamorai del Caffè.
Facevo la spesa, molti sabati dell’anno, e tutti i giorni durante le vacanze estive, insieme a mia mamma, nella Bologna degli anni ’70 e ’80, dove sono nato.
Tra gli alimenti acquistati non mancava di certo il Caffè. Avevamo un paio di fornitori abituali: un negozio di alimentari in centro, e, poi, il mio luogo preferito, la Drogheria Castiglione, nell’omonima via al civico 51/d.
Entrarci e chiedere il macinato per casa era divenuta un’abitudine irrinunciabile, condita da un pizzico di magia.
Dietro al bancone, un uomo allampanato dai capelli argentei e dal camice grigio, il Signor Mario, ascoltava paziente le ordinazioni dei clienti. Quando toccava a noi, faceva cadere in un sacchettino arancione il peso desiderato dei chicchi, che sceglievamo fra alcune qualità – per lo più miscele – custodite in alcuni silos alle sue spalle. Dopo una verifica alla bilancia, li versava nella campana in vetro di un macinacaffè ed azionava il motore.
Un rumore “gracchiante”, come poteva definirlo un bambino, della durata di alcuni secondi, e poi la chiusura del sacchettino con un paio di punti metallici, che veniva messo sul banco, vicino alla cassa, o qualche volta mi veniva porto da Mario stesso.
Comunque andasse, ogni volta che mi appropriavo di quel tiepido scrigno il suo profumo m’inebriava, e continuavo ad annusarlo senza mai stancarmene.
Ma non finiva lì… La parte che mi vedeva protagonista più diretto era a casa, dopo il pranzo. Preparavo io la Moka, finalmente: era un privilegio per me poter aprire il barattolo ermetico di metallo in cui custodivamo il Caffè, e tornare a contatto con quel profumo irresistibile. Ce lo abbiamo ancora, da qualche parte.
Naturalmente l’operazione era un rito ed una sfida. Guai a sbagliare: non solo per non rovinare il risultato, ma per compiacersi di aver fatto una cosa buona, spesso abbinata ad un ambìto premio. Nonostante le reticenze di mamma sull’assaggio alla mia tenera età, per la possibile dannosità della bevanda, si frapposero le parole della nonna, la quale sentenziò che “due cucchiaini di Caffè fanno bene al cuore…” E così ebbi campo libero.
Un bel giorno arrivarono anche due macinacaffè in casa, uno elettrico ed uno manuale. Mi immedesimai ancora di più nel ruolo, producendo aromi fantastici direttamente nella mia cucina.
E’ trascorso tanto tempo da quei giorni, spesso pervasi da una luce gentile: ripensandoci, mi pare proprio di vedere quei film in cui le stanze vengono attraversate da un raggio di sole che si fa strada nel pulviscolo del passato, sospeso a mezz’aria. Solo che c’è la mia vita, in quei frammenti, e non la storia di qualcun altro.
La Drogheria Castiglione passò ad altre persone, quando Mario raggiunse un’età adeguata al suo pensionamento, che con entusiasmo l’hanno gestita fino a pochi anni fa. Poi, un sabato pomeriggio nevoso, andai a cercarli per far assaggiare loro un po’ del mio Caffè – perché sì, nel mentre sono diventato un Torrefattore in seguito a questi avvenimenti – ma trovai la serranda abbassata e l’insegna girata.
Un loro vicino di attività mi disse che era chiusa da alcuni mesi. Non ne sapevo proprio niente; mi assalì un senso di sconforto e tristezza per questa brutta sorpresa.
Ma, siccome nella memoria c’è sempre un angolino per i ricordi belli che non devono sparire, ho preso la mia decisione.
Qualche volta mi capita di tenere delle lezioni, piccole conferenze, corsi, a giornalisti, appassionati e professionisti. Quando racconto la mia storia, comincio proprio da qui. Ho sempre detto ai presenti che in quei momenti mi trasformavo nel “Mokista” di casa, quasi un sommo sacerdote che compiva un rito pagano. Qualcosa ha iniziato a frullarmi in testa…
…E così fu. Ecco perché esiste questo sito, profumato di ricordi, e di Caffè.
Sono sicuro che il Signor Mario, da qualche parte, macina ancora chicchi e confeziona sacchettini di carta arancione…